Deborah De Luca nasce a Scampia nel 1980.
Nasce all’ombra delle Vele, proprio nei giorni in cui il mondo assiste attonito al boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca in segno di protesta per l’invasione sovietica dell’Afghanistan, e cresce a due passi da viale della Resistenza, in quell’area consegnata all’immaginario collettivo come la più grande piazza di spaccio d’Europa.
E, quando la famiglia decide di trasferirsi a Modena, il suo sembra il destino di una delle tante bambine costrette ad andar via per lasciare la periferia degradata. Dopo la scuola media e gli studi da fashion designer, però, quella che nel frattempo è diventata una ragazza decide che il suo mondo è la musica.
Deborah si rimbocca le maniche: fa la cameriera, la barista, la ballerina. Sarà per questo che cita Paulo Coelho («Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei»), s’infuria se qualcuno utilizza con lei il termine sexy («E sessista e poco consono alla musica, e poi se non sapessi mixare due cavolo di tracce non lavorerei in tutto il mondo») e non s’arrabbia neppure quando un locale mitico come il Pacha di New York sbaglia il suo nome sul cartello della serata scrivendo Debrorah: «Ma cosa volete che sia per me, che mi sono alzata all’alba per scartare surgelati destinati e ho pulito i cessi in discoteca per venti euro in più».
Ad un certo punto della sua vita sceglie di tornare a Scampia dove incontra Giuseppe Cennamo, il producer che l’accompagnerà in un percorso culminato con la creazione dell’etichetta SolaMente Records.
In quasi 15 anni di attività, Deborah è riuscita a imporsi anche al di là dei confini nazionali sbancando a New York, Miami e Ibiza, in Portogallo, Germania, Bulgaria, Lussemburgo, Svizzera, Bosnia, Turchia, Malesia, Indonesia, Colombia, Francia, Spagna, Albania, Grecia, Belgio, Repubblica Ceca, Marocco.

Anche se ormai è più in giro per il mondo che a casa, Deborah non dimentica la sua Scampia.
«Le Vele sono il luogo in cui sono nata ed ho vissuto, spero di essere un esempio. La mia storia può servire a chi pensa che da lì non si può uscire, che chi nasce a Scampia non ha nessuna possibilità di diventare qualcuno. Vorrei che il sindaco di Napoli Luigi de Magistris venisse a confrontarsi su problemi quotidiani ed emergenze, e che invece non venissero quelle troupe televisive mandate solo per fare qualche scoop e poi sparire nel nulla. Il mio quartiere non è più come lo descrive Gomorra, da un decennio sono cambiati sia i tempi che le persone. Il marcio è una piccola parte, il resto è voglia di vivere, di rivincita».
E il suo messaggio è una condanna di tutti i luoghi comuni sul destino di chi nasce lì:
«Non permettete a nessuno di dirvi cosa potete e cosa non potete diventare».
E per dimostrare che la musica, a Scampia, sta cambiando, il 9 luglio scorso ha trasmesso in diretta su Facebook e Instagram un intero DJ set live dal tetto di una delle Vele raggiungendo più di 4 milioni di persone.
Niente male per una #SNIP!
Niente male…